Le ultime sette dichiarazioni di Gesù sulla croce

Vi sono sette espressioni dette da Gesù sulla croce e raccolte dagli evangelisti; in queste è concentrata la vita di Gesù, viene rivelata la sua identità ed il motivo della sua venuta.

Considereremo il significato delle “parole pronunciate da Gesù sulla croce”. Sono parole dense, piene di vita; Parole “eccentriche”, un vero tesoro per tutti coloro che vogliono conoscere Gesù 100% Uomo, 100% divino. Parole che riflettono anche gli ultimi momenti dolorosi per riscattare l’uomo dal peccato.

Gesù diceva: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno» (Luca 23:34): Gesù chiese al Padre di perdonare le persone che partecipavano al suo assassinio: i leader giudei, i politici ed i soldati romani con tutti i spettatori; e Dio rispose a quella preghiera aprendo il cammino della salvezza a tutti questi che lo hanno dato a morte. L’ufficiale che, con i soldati romani, era testimone alla crocifissione, disse:  «Veramente, costui era Figlio di Dio» (Matteo 27:54); presto molti sacerdoti si convertirono alla fede cristiana, (Atti 6:7). Per essere peccatori, tutti noi in qualche modo, abbiamo avuto parte alla morte di Gesù. La buona notizia è che Dio è misericordioso e concede la Sua grazia a tutti. Lui ci vuole perdonare e darci una nuova vita per mezzo di suo Figlio.

Ed egli gli disse: «Io ti dico in verità, oggi tu sarai con me in paradiso» (Luca 23:43): Lo disse a quel ladrone in croce di fianco a Lui che voltatosi a Cristo cercò il perdono, che ottenne. Questo dimostra che le nostre opere non ci salvano; è si, la nostra fede in Cristo. Non è mai tardi per tornare a Dio. Anche nel mezzo delle sue afflizioni, Gesù ha avuto misericordia per quel criminale che ha deciso di credere in Lui. La nostra vita sarà molto più utile e felice se torniamo a Dio al più presto! ma anche coloro che si pentono nell’ultimo momento della vita, passeranno l’eternità con il Signore in paradiso.

disse a sua madre: «Donna, ecco tuo figlio!» Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!» (Giovanni 19:26-27): Anche quando stava morendo in croce, Gesù si preoccupò per la sua famiglia. Lui delegò Giovanni a prendersi cura di Maria, sua madre. La nostra famiglia è un dono prezioso di Dio, dobbiamo valorizzarla e prenderci cura in tutte le circostanze. Ne l’opera cristiana, ne le responsabilità professionali ci esonera a prenderci cura della nostra famiglia.

Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lamà sabactàni?», cioè: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato (Matteo 27:46; Marco 15:34): Gesù non stava interrogando Dio, stava esclamando il primo verso del Salmo 22; una profonda espressione d’angoscia che sentiva caricandosi i peccati del mondo, quel che causava la separazione dal Padre. Questo era quello che Gesù più temeva e pregò nel giardino del Getsemani, chiedendo a Dio di allontanare questo calice (Matteo 26:39). L’agonia fisica era terribile ma peggio ancora era la separazione spirituale da Dio. Gesù ha sofferto tanto per non farci sperimentare anche a noi la separazione eterna da Dio.

disse: «Ho sete» (Giovanni 19:28): Ad un uomo che perde molto sangue gli viene la gola secca. Gesù in croce è stato un uomo fino alla fine, ha sentito dolore, ha perso sangue, ha sofferto come soffre un qualsiasi uomo. Lui poteva intervenire divinamente, poteva uscire da quella situazione in qualsiasi momento ma non lo ha fatto. Lui si è equiparato a noi, conosce tutti i nostri dolori, (Ebrei 4:14-15).

disse: «È compiuto!» (Giovanni 19:30): Fino a quel momento, l’espiazione dei peccati era fatta per mezzo di un sistema sacrificale complicato. Il peccato separa le persone da Dio; solamente per il sacrificio di un animale, un sostituto del peccatore, questo poteva essere perdonato ed essere considerato pulito davanti a Dio. Ma le persone peccavano continuamente, così anche i sacrifici erano frequenti. Intanto, Gesù divenne il supremo ed ultimo sacrificio per il peccato. La parola “compiuto” significa “giunto al termine, finito”, il nostro debito è stato pagato. Gesù è venuto per adempiere l’opera di Dio, la salvezza, (Giovanni 4:34; 17:4), al fine di pagare il prezzo e compiere la pena totale per i nostri peccati. Per mezzo della sua morte, si è dato fine a quel complesso sistema sacrificale, perché Gesù prese tutto il peccato su di se. Con questo possiamo approssimarci liberamente davanti a Dio per causa del sacrificio che Gesù ha fatto per noi. Coloro che credono nella morte e resurrezione di Gesù Cristo possono vivere eternamente con Dio evitando la punizione del peccato.

disse: «Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito mio» (Luca 23:46): Solo coloro che hanno vissuto una vita esuberante possono accogliere la propria morte con pace, fiducia, serenità e abbandono tra le braccia del Padre. Gesù muore come aveva vissuto: ancorato alla fiducia del Padre. Gesù, che ha sempre teso le mani al Padre, ora si affida con fiducia tra le sue  braccia. “Rinunciando al suo spirito” Gesù è “aspirato” a Dio. La morte ispira paura; ma nella morte siamo tutti uguali, soli davanti a Dio. La morte è l’ultimo ponte che conduce al Padre. Saremo abbracciati dall’altra parte del ponte. Il nostro destino è il cuore di Dio. Non solo al momento della morte, ma ogni giorno siamo chiamati a “liberare lo spirito”. Lascia risuonare in te le parole di Gesù, vivi sostenuto dalle mani provvidenti e attente del Padre; affidando la tua vita a Dio sarai al sicuro per l’eternità.

La croce è espressione della massima compassione e comunione con Gesù e la sofferenza. Indica Colui che era fedele al Padre e al Regno. Dalla croce di Gesù impariamo a dare un significato profondo alle nostre croci.

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