Come un operaio responsabile

“Sfòrzati di presentare te stesso davanti a Dio come un uomo approvato, un operaio che non abbia di che vergognarsi, che tagli rettamente la parola della verità.” (2Timoteo 2:15).

 

Durante un culto nella chiesa di Melfi, leggendo dalla seconda lettera a Timoteo al capitolo 2 nei versi dal 14 al 21, il versetto su citato è emerso come oggetto di riflessione.

Il SIGNORE ancora una volta ci chiede uno sforzo e tra le righe, ci chiede più responsabilità. Essendo noi figli di Dio abbiamo una grossa responsabilità.

VERSO IL MONDO, l’apostolo Paolo più volte incoraggia Timoteo ed anche noi ora ad essere d’esempio. In 1 Timoteo al capitolo 4 è scritto: “Nessuno disprezzi la tua giovane età; ma sii di esempio ai credenti, nel parlare, nel comportamento, nell’amore, nella fede, nella purezza”. In questo versetto è chiaramente riferito ai credenti ma il SIGNORE dice anche che siamo luce nel mondo, quindi il nostro esempio di vita, i nostri comportamenti, il nostro parlare può anche essere d’esempio per il mondo, ricordiamo che il SIGNORE non fa differenze, Lui ci vorrebbe tutti salvi.

“Sfòrzati di presentare te stesso davanti a Dio come un uomo approvato”, se desideriamo l’approvazione di Dio, dobbiamo sforzarci nel fare la sua volontà, con responsabilità. Il Signore ancora ci chiede uno sforzo per essere responsabili VERSO I FRATELLI IN CRISTO e VERSO LA CHIESA.

Quante volte veniamo a sapere di fratelli che si sono deviati, fratelli che non frequentano più la chiesa, che si sono allontanati, o più semplicemente hanno problemi o sono malati? Abbiamo una responsabilità nei loro confronti? Il SIGNORE dice: “…pregate gli uni per gli altri…”, “..che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi…”, poi ci dice che se noi diciamo di amare Dio e poi odiamo nostro fratello, siamo bugiardi. Come possiamo amare Dio che non abbiamo visto, mentre il fratello si? Quindi la risposta è “si”, noi abbiamo una responsabilità verso i nostri fratelli, come per la chiesa, la chiesa intesa come comunità.

“un operaio che non abbia di che vergognarsi”, possiamo noi essere responsabili sulla crescita, la qualità, l’armonia della nostra comunione fraterna? Il mondo ci osserva, singolarmente ma anche tutti insieme nelle nostre comunità. L’Apostolo Pietro negli Atti al capitolo 2 spiega che i fratelli in quell’occasione non erano ubriachi, a chi era stupito e perplesso, quella volta che lo Spirito Santo scendeva dal cielo era frutto della perfetta comunione fraterna, amen!! non vergogniamoci dell’opera che Dio ci ha affidato, al contrario possiamo sforzarci per renderla migliore. In fine noi figli di Dio, se ci riteniamo tali, abbiamo la grande responsabilità della PAROLA.

“un operaio…, che tagli rettamente la parola della verità”, Il SIGNORE come lo ha detto agli Apostoli: “Andate per tutto il mondo, predicate il vangelo a ogni creatura”, vale anche per noi, Gesù nel Vangelo ci insegna la sana dottrina, la verità, la Parola del SIGNORE è inconfutabile, e Gesù è l’unico Maestro, abbiamo la responsabilità nel proclamare la Parola del SIGNORE, discernimento, saggezza e la guida dello Spirito Santo fanno si che noi possiamo essere usati dal SIGNORE per parlare di Gesù a chi ne ha bisogno, stiamo attenti quindi alle false dottrine, il SIGNORE ci avvisa anche di questo quando Paolo scrive a Timoteo nella seconda lettera “Infatti verrà il tempo che non sopporteranno più la sana dottrina, ma, per prurito di udire, si cercheranno maestri in gran numero secondo le proprie voglie, e distoglieranno le orecchie dalla verità e si volgeranno alle favole. Ma tu sii vigilante in ogni cosa, sopporta le sofferenze, svolgi il compito di evangelista, adempi fedelmente il tuo servizio.”
La responsabilità della Parola e della sana dottrina ci viene direttamente da Cristo il quale è superiore a tutte le cose, come è scritto in Ebrei 1:10 “Tu, Signore, nel principio hai fondato la terra e i cieli sono opera delle tue mani”. In fine lo stesso Paolo ci dice nella prima lettera ai Corinzi al capitolo 11 “Siate miei imitatori, come anch’io lo sono di Cristo”.

Quindi fratelli vi dico quale è la responsabilità più grande, se non è quella di essere cristiani.

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