Giobbe 13

Ma io vorrei parlare con l’Onnipotente, ci terrei a ragionare con Dio; (Giobbe 13:3)

Nonostante descrivere la storia di un uomo che ha sofferto troppo, il libro di Giobbe ha il potere soprannaturale di innalzare Dio sopra ogni cosa, al di là del presentarci la realtà della lotta del bene contro il male. Descrive un conflitto che coinvolge non solo il nostro benessere e la nostra felicità qui in questo mondo, ma anche quello che ci aspetta dopo la vita terrena.
L’ integrità di Giobbe è stata messa sotto scacco. La sua fedeltà a Dio, messa in discussione, il suo carattere, infangato. Giobbe si rese conto che non serviva difendersi di fronte a uomini che avevano la bugia come verità. Come ciarlatani potevano ingannare gli uomini, ma non Dio. I loro discorsi apparentemente saggi, erano privi di significato, i loro monologhi si riducevano a parole dette al vento. Si congratulavano delle loro considerazioni, quando erano ben lontani dall’essere usati da Dio. Come abbiamo detto già, nel silenzio, avrebbero trovato la vera saggezza, tuttavia hanno scelto speculare sulla vita di Giobbe. Il servo di Dio sapeva che  più che sulla sofferenza che gli consumava le carni, Dio lo avrebbe giudicato dal suo carattere e dalla sua testimonianza fedele.

“Ascoltate attentamente il mio discorso, porgete orecchio a quanto sto per dichiararvi.” Che leggiamo al verso 17, non è stata una semplice richiesta di attenzione, ma un invito alla prudenza. Perché Giobbe credeva nella sua innocenza dinanzi al Signore e davanti agli uomini. Al centro del suo dolore, grida all’unico in grado che poteva liberarlo da tutto quel male e chiede due cose. Fondamentalmente Giobbe chiede sollievo nel suo dolore e di rispondergli sul motivo del perché stava passando per questa prova.

Giobbe comincia a ricordare gli anni della sua giovinezza e tirare fuori dalla memoria tutte le sue colpe di quei tempi. Lui fa a Dio la famosa domanda:
– ma cosa ho fatto di male?
Questa è la stessa domanda fatta a Dio da noi quando viviamo un’esperienza drammatica della nostra vita. Sono diverse le situazioni avverse che dobbiamo passare in questo mondo, perdita di un familiare, perdita di un lavoro, l’abbandono di un coniuge oppure una malattia incurabile. E quando arriva il vento fortissimo dei problemi, quante volte non chiediamo l’aiuto a Dio? Nelle nostre difficoltà grandi e piccole Dio aspetta che apriamo il nostro cuore ed ammettete le nostre reali esigenze. In quel momento della sua vita, Giobbe aveva due esigenze, e le chiese a Dio in preghiera. Lui riconosceva che solo il Signore poteva  aiutarlo. Sappiamo che Dio non rispose subito e nemmeno alleviò la sua sofferenza. Il tempo di Dio, molte volte, non corrisponde alla prospettiva dei nostri desideri. La nostra natura umana peccaminosa desidera le cose nell’immediato, mentre Dio ha il suo tempo per agire, molte volte anche per il nostro bene, Lui cancella alcuni dei nostri sogni proprio perché riserva sogni infinitamente migliori per coloro che confidano in Lui.
Giobbe non chiese niente a Dio. Lui non voleva ciò che gli era stato tolto, non ha nemmeno chiesto la cura per le sue piaghe. Ma ha chiesto sollievo del dolore e dell’anima. Voleva solo la conferma che tutto quello che stava passando non aveva nulla a che vedere con i peccati passati. Giobbe aveva bisogno di avere una conferma dal SIGNORE sulla sua integrità.

Mio amato! Mia Amata, non arrenderti!! Credi come Giobbe, il SIGNORE ha il controllo di tutte le cose e che già a stabilito la tua vittoria che tu tanto hai aspirato, fidati e vedrai che non ci sarà un momento migliore per la tua vittoria.

Dio altissimo ti prego per essere più fiducioso e perseverante per le tue promesse, ti prego di darmi vittoria sulle mie disgrazie al momento giusto stabilito da te. Io prego nel nome di Gesù. Amen.

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