Giobbe 14

… tu mi chiameresti e io risponderei, tu vorresti rivedere l’opera delle tue mani. (Giobbe 14:15).

Tra l’esistere e il non esistere c’è una linea sottile chiamata morte. Ma perché non ci abituiamo mai all’idea che tutto ciò che è vivo uno giorno morirà? Semplicemente perché non siamo stati creati per morire. Siamo stati creati per l’eternità. Ogni cellula del nostro corpo, ogni neurone, ogni goccia di sangue rappresenta la vita e l’amore di un Creatore che ha progettato la nostra esistenza eterna.

Giobbe lo sapeva, e per dimostrare la sua tesi sulla brevità della vita non negò la sua fede nella risurrezione, né disse che l’uomo è immortale; lui affermò  che tutta la Scrittura dichiara che la vita in questo mondo è passeggera, questa non ha la continuità in un “anima” fuori dal corpo, ma, come abbiamo visto prima, la morte è uno stato di sonno, detto da lui più di una volta, come leggiamo al versetto 12 “… egli non si risveglierà né sarà più destato dal suo sonno”.

La speranza che muoveva il cuore di Giobbe deve essere anche la nostra. Molto presto, avremo il nostro corpo mortale rivestito d’immortalità; il nostro corpo corrotto rivestito di incorruttibilità, come leggiamo in 1 Corinzi 15. Quello che Giobbe desiderava che accadesse. Ogni figlio e ogni figlia di Dio avranno questo corpo maltrattato dal peccato cambiato in un corpo perfetto e glorioso. Il Signore desidera vicino a Lui tutti coloro che ha creato per una vita abbondante e ben presto verrà a chiamare per nome coloro che lo amano.

Amato Dio, noi vogliamo essere fissi in Te e nella tua Parola, non vogliamo solo ascoltare ma vogliamo mettere in pratica la Tua verità. Aiutaci a confidare in Te, o Dio, quando la tempesta sembra farci cadere. Desideriamo avere speranza solo in Te. Io prego nel nome di Gesù. Amen.

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