Io non credo nei miracoli

L’affermazione “io non credo nei miracoli” potrebbe suscitare scandalo, è di sicuro una strana affermazione, io credo che comprendere una visione errata del Vangelo può cambiare l’intero contesto della chiesa.

Ora, prima di giudicarmi un eretico, vorrei esporre la mia tesi su questa affermazione e come molte frasi sciolte e versi isolati generano polemiche nel cristianesimo, così può questa frase, a meno che non la si metta nel giusto contesto.

La teologia applicata dai Neo Pentecostali ci dice che dobbiamo avere fede per ottenere tutti i benefici, sia fisici che mentali o spirituali. Questa affermazione può essere basata su:

Matteo 17:20 (fede quanto un granello di senape); 2 Corinzi 5:7 (perché viviamo per fede); Ebrei 11:1 (la fede è certezza di cose che si sperano); e tanti altri ancora.

Ma l’idea qui non è giudicare se hanno torto o no, ma sollevare la seguente domanda “Fede in cosa?”.
La Scrittura ci guida ad avere fede. Ma fede in cosa?
Dove o su chi dovremmo porre la nostra fede?

Per rispondere a questa domanda, vediamo il passaggio di Efesini 2:19-22.

“Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù. In lui ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi insieme con gli altri venite edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito”.

In questo passo l’apostolo Paolo parla di una costruzione spirituale, il cui fondamento è Gesù stesso.
Diamo un’occhiata ad un altro passaggio, che è in Matteo 8:10:

“All’udire ciò, Gesù ne fu ammirato e disse a quelli che lo seguivano: «In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande”.

Analizza, dov’era la fede del centurione? Nel miracolo? No, ma l’autore che lo fa (Gesù).
Diamo un’occhiata all’ultimo testo, non andando troppo lontano, questo si trova in Luca 17:13:

“alzarono la voce, dicendo: «Gesù maestro, abbi pietà di noi!»”

A chi stavano gridando i lebbrosi? A Gesù. Cioè, la fede dei lebbrosi era stata stabilita dall’autore che avrebbe fornito il miracolo, e non nel miracolo stesso.

In base ai contesti di cui ho esposto sopra, faccio la seguente dichiarazione: “Io non credo nei miracoli”, “la mia fede non si basa nel miracolo”, ma io credo in Gesù, ed è in Lui dove ho posto la mia fede, ed è in Lui sia il volere ed il fare (Filippesi 2:13).

I rischi di una fede mal indirizzata.

Quando mettiamo la nostra fede nel miracolo, non riusciamo a credere in ciò che è fondamentale, perché credere nel miracolo significa credere nell’azione, o nell’esecuzione di una certa azione. Il rischio di credere in una “azione” è che la tua fede non sta più “credendo” per diventare un “pensiero positivo”, la tua fede cessa di essere spirituale per diventare psicologica.

Per favore, cerca di capirmi, non è male essere una persona positiva, ma il tuo positivismo non può essere superiore alla tua fede in Gesù.

Il positivismo apre le lacune per esercitare la mia volontà al di sopra della volontà di Dio. Per esempio, quando applico la mia fede a qualcosa che voglio, vengo a servire me stesso, non Dio. E guarda cosa dice in Romani 16:18:

“Costoro, infatti, non servono Cristo nostro Signore, ma il proprio ventre e con un parlare solenne e lusinghiero ingannano il cuore dei semplici”.

Servire il mio “ventre” è servire la mia volontà, predicare ciò che voglio, determinare ciò che voglio, profetizzare ciò che voglio … Con questo, creo il mio sogno, il mio mondo, e anche il mio Dio!

Guarda cosa dice in Matteo 22, versetti 36-40:

“«Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?». Gli rispose: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti»”.

Dov’è l’io (o mia volontà) nei comandamenti che il Signore ci insegna? Nel servire! Sì, servi Dio e il prossimo. Poi rinnego me stesso (le mie volontà, i miei desideri …), (Luca 9:23), per servire Dio e il prossimo.

Infine, guarda cosa è scritto in Giacomo 4:2-3:

“Bramate e non riuscite a possedere e uccidete; invidiate e non riuscite ad ottenere, combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per spendere per i vostri piaceri”.

Non riporre la tua fiducia nell’ “azione” che Dio può fare nella tua vita, ma confida nella “Persona” che può muovere un’azione a tuo favore. E quella persona è Gesù Cristo.

Dio ci benedica insieme.

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